Dogecoin è una delle criptovalute più popolari in Italia. Ha raggiunto valori record lo scorso anno, e, sebbene in questo 2022 abbia perso circa il 90% del suo valore, continua a destare interesse per via dei tweet del CEO di Tesla e ora anche di Twitter, Elon Musk.

Molte persone saranno interessate ad essere aggiornate su uno degli argomenti più importanti per chi è interessato ed esperto del mondo delle criptovalute e cioè quello relativo al funzionamento della tassazione di Dogecoin nel nostro paese.

Tutti gli investitori del settore non possono ignorare l’argomento perché è troppo importante: quindi a parte scoprire dove comprare Dogecoin, chi entra in questo mondo deve capire come muoversi dal punto di vista fiscale, in modo da non fare errori che potrebbero causare guai con la temibile Agenzia delle Entrate.

Ma andiamo con ordine e innanzitutto scopriamo qualcosa in più su Dogecoin. È una criptovaluta con una storia particolare e buffa. Nasce infatti nel 2013 ispirandosi al cane di razza shiba inu, i cui meme sono diventati rapidamente famosi nei social per via della simpatia e del suo sguardo curioso. Doveva essere per l’appunto la versione “meme” e leggera di Bitcoin.

Molto particolare il logo che corrisponde alla faccia del cane in modalità cartone animato con una D iniziale. Dogecoin è diventata una realtà importante nel settore criptovalute con dei numeri di rilievo sia per quanto riguarda il numero di scambi che per la capitalizzazione.

Infatti, parliamo di una criptovaluta peer to peer che si fonda su una rete dove ogni utente funge da server ma anche da client. Inoltre si basa su blockchain e soprattutto sfrutta un processo chiamato auxiliary Proof of Work.

In pratica significa che un miner potrà contemporaneamente lavorare su criptovalute proof of work e minare anche Dogecoin senza nessun costo extra. Altra cosa da sottolineare è che, così come succede con altre criptovalute proof of work, anche con Dogecoin i miner competono con lo scopo di convalidare velocemente le transazioni e guadagnare monete, risolvendo problemi matematici.

Ora andiamo a vedere come funziona l’aspetto della tassazione perché riteniamo sia importante evitare di fare confusione o addirittura di fare errori gravi che potrebbero in alcuni casi portare a un accertamento fiscale.

Come funziona la tassazione per chi investe su Dogecoin e criptovalute?

La tassazione sulle criptovalute in Italia sta cambiando con la nuova Legge di Bilancio del governo italiano del 2023. Le risposte in breve che stiamo per dare non valgono solo per Dogecoin, ma per tutto il settore delle criptovalute.

Il governo italiano in pratica ha deciso con la nuova Manovra di dare una definizione legale a tutto il settore.

Per quanto riguarda l’aspetto fiscale ricordiamo che nel nostro paese al momento le tasse su bitcoin e crypto vengono calcolate prendendo in considerazione una imposta sostitutiva unica, che è pari al 26 per cento.

Dal 2023 bisognerà pagare se vengono raggiunte le 2000 euro di plusvalenze. Almeno questo è per ora l’orientamento del governo Meloni contenuto all’interno della bozza della legge di bilancio.

In pratica una persona avrà l’obbligo di comunicare la compravendita di bitcoin e criptovalute attraverso la dichiarazione dei redditi e compilando in maniera telematica la sezione Rw.

Nello specifico bisognerà applicare un’aliquota sull’eventuale plusvalenza che viene ottenuta vendendo criptovalute. Invece, il semplice possesso di criptovalute non è minimamente soggetto a una qualunque imposta.
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