L’apertura di una Partita Iva necessita di diversi adempimenti, non solo fiscali ma anche burocratici. Ad oggi, la tecnologia consente di poter effettuare parte del procedimento online, ma, in ogni caso, restano comunque notevoli le incombenze a cui sopperire. Elemento fondamentale da prendere in considerazione è soprattutto quello relativo alla tipologia di regime da scegliere per poter procedere poi alla fatturazione: i risvolti pratici di questa scelta saranno infatti evidenti nel corso dell’anno fiscale e potrebbero essere abbastanza costosi se non ponderati bene in precedenza. Non sempre aprire una Partita Iva si dimostra la scelta migliore, poiché, talvolta, ci sono delle agevolazioni fiscali che consentono di fare scelte differenti. Vediamo meglio come aprire una partita iva online e quali sono i vantaggi di questa scelta, nonché i risvolti pratici della gestione a seguito dell’apertura e tutte le incombenze relative ai vari regimi tra cui scegliere.

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La valutazione sulla Partita Iva

Nel momento in cui si contempli l’ipotesi di aprire una Partita Iva, bisogna dapprima vagliare le differenti strade che è possibile seguire, gettando un occhio anche alla possibilità di aprire una società oppure di servirsi del regime con ritenuta d’acconto. Molti non sanno quanto fatturare per guadagnare 4000 euro al mese o se questo possa essere considerato conveniente alla fine dell’anno nel momento in cui dovranno essere pagate le tasse. In alcuni casi, quando i guadagni sono elevati, esistono vie alternative da percorrere che, dal punto di vista del regime fiscale, risultano più convenienti. Inoltre, sempre per quanto riguarda l’apertura di una Partita Iva, tra le incombenze c’è senza dubbio l’obbligo di dotarsi di un indirizzo di posta elettronica certificata per poterla richiedere, e ciò impone l’obbligo di sostenere una determinata spesa. In più, si dovrà valutare anche il codice Ateco da scegliere in relazione alla tipologia di attività svolta. Ulteriore incombenza è quella del regime da scegliere, se ordinario o forfettario, con la conseguente valutazione delle preclusioni che l’uno o l’altro impongono.

Come funziona il regime ordinario?

Il regime ordinario viene considerato la forma base per coloro che svolgono un’attività professionale autonoma, obbligatorio per chi non ha un reddito considerato da lavoro dipendente. La scelta di questo regime impone degli obblighi burocratici, ma anche degli adempimenti fiscali, senza considerare quelle che sono le obbligazioni di natura contabile a cui non si dovrebbe mai prescindere per non avere problemi giudiziari importanti.

Nello specifico, si pensi al caso concreto di chi si adoperi nell’apertura di una Partita Iva per ditta individuale. Lo stesso dovrà provvedere all’iscrizione al registro delle imprese, effettuare liquidazioni e versamenti in relazione all’IVA, tenere i registri contabili ordinati e varie altre incombenze burocratiche e amministrative.

Uno degli ultimi adempimenti imposti a tutti coloro che hanno una Partita Iva è quello della fatturazione elettronica, spesso connessa alla posta elettronica certificata proprio per ragioni di convenienza, soluzione che a volte facilita la tenuta dei conti. Infine, ci sono ovviamente le tasse da pagare in relazione all’iscrizione alla gestione separata INPS, INAIL e molto altro.

Come funziona il regime forfettario

Facilitata rispetto al sistema ordinario, l’iscrizione al regime forfettario consente di godere di diverse agevolazioni, come il pagamento delle tasse in ragione del 15% su una base calcolata in relazione al proprio codice ATECO e non alle registrazioni contabili di cui non vi è obbligo stringente, come, invece, nel registro della Partita Iva a regime ordinario. Non c’è l’obbligo di iscrizione INAIL e ci sono poi tanti altri vantaggi che semplificano senza dubbio la gestione dei conti e la tenuta degli stessi.

Tuttavia, non tutti possono accedere a questo regime, ma c’è un tetto massimo di fatturato che bisogna rispettare e che per legge è di 85 mila euro annui. Senza considerare che tale regime preclude la possibilità di possedere partecipazioni azionarie e pagare un determinato fatturato ai propri dipendenti.

Per quanto riguarda la fatturazione elettronica, questo obbligo non sussiste per chi ha una Partita Iva a regime forfettario, anche se l’utilizzo ne viene incentivato con facilitazioni fiscali di volta in volta proposte dal governo in carica con la legge di bilancio, situazione che potrebbe creare un po’ di confusione nei confronti di chi deve accedere poi a questi incentivi.

Quanto costa aprire una Partita Iva?

L’apertura della Partita Iva può essere effettuata dai professionisti direttamente online senza alcun obbligo di rivolgersi a organismi specifici: in questi casi, al netto dei costi di segreteria, l’operazione dovrebbe essere gratuita. C’è anche da dire, però, che non tutti hanno la capacità o il tempo di potersi dedicare a questa operazione e preferiscono delegare ad esperti del settore. La richiesta deve essere indirizzata alla sede dell’Agenzia delle Entrate più vicina al proprio domicilio, che provvederà a fornire un codice di 11 cifre grazie al quale è possibile riconoscere univocamente il destinatario contribuente e la sua attività. L’operazione deve essere effettuata entro 30 giorni dall’inizio della propria attività mediante compilazione dei moduli messi a disposizione del contribuente o avvio della pratica presso un professionista.

Come calcolare i guadagni?

Effettuare il calcolo dei guadagni a seguito dell’apertura della Partita Iva non è semplicissimo, a meno che non si è abituati ad eseguire queste operazioni contabili. Sono diversi, infatti, gli aspetti da prendere in considerazione in relazione al regime contributivo prescelto. Quello forfettario impone al freelance, o in generale al professionista iscritto alla gestione separata INPS, una tassa del 15%. Al contrario, il regime ordinario impone diversi scaglioni di tasse e non una tassa fissa. In base a quello a cui si appartiene si dovranno considerare le tasse da pagare e tutto ciò che è connesso all’appartenenza a quel determinato scaglione. Ciò che deve sapere chi è in possesso di una Partita Iva è che le tasse sono a carico suo e non dello Stato, che provvede a prelevarle nel momento in cui rilascia al dipendente la busta paga. Inoltre, il mancato pagamento delle tasse impone l’applicazione di sanzioni estremamente elevate, per cui è bene prestare la massima attenzione.

Regime forfettario o ordinario?

Nel momento in cui si apre la Partita Iva non è semplice fare una scelta tra un regime e l’altro, ma talvolta si è obbligati dalla propria situazione. Se, ovviamente, si ha un fatturato elevato, il regime forfettario agevolato è precluso, dunque non resta che seguire l’alternativa possibile, che è quello ordinario. Ancora, il guadagno lordo, nel regime ordinario, aumenta proprio per la presenza di diversi scaglioni a cui il contribuente appartiene in base ai guadagni. Dunque, ove possibile, l’agevolazione del regime forfettario si dimostra favorevole al libero professionista, anche se non tutti possono procedere a questa scelta, proprio per le imposizioni di legge.

In ogni caso, entrambe le alternative nel regime fiscale italiano sono obbligate qualora non sia possibile ricorrere a scelte ulteriori come la ritenuta d’acconto o l’apertura di una società.