N26 è una famosa banca digitale fondata nel 2013 a Berlino che offre ai suoi clienti soluzioni online per la gestione del conto, degli investimenti e delle carte, e che conta più di 1500 dipendenti e sette milioni di clienti in 25 paesi europei.

In Italia ha superato i 500 mila utenti nel 2019 e l’anno successivo ha introdotto un IBAN italiano per chi si iscrive dall’Italia.

Recentemente, però, molti dei conti aperti presso la banca sono stati bloccati. Nel caso è bene contattare il servizio clienti N26 per chiedere spiegazioni più dettagliate.

Ma perché è successo?

Perché, a seguito di un’indagine condotta a fine 2021, sono state riscontrate delle carenze nelle pratiche di antiriciclaggio.

Per questo motivo la banca N26 non potrà aprire conti e pubblicizzare nuovi prodotti e servizi, nonostante la fintech tedesca abbia cercato di rimediare in diverso modo, ad esempio investendo parecchi soldi in materia di antiriciclaggio, sia a livello globale che mondiale.

In particolare, secondo quanto riportato dalla redazione di amcomputers.org, è stata sviluppata una migliore infrastruttura informatica con modelli di machine learning, si è lavorato alacremente per rafforzare il personale dedicato alla governance e ai processi operativi ed, infine, è stato assicurato un maggiore monitoraggio delle transazioni.”

Dal suo canto, la Banca d’Italia ha dichiarato che potrà rivedere il provvedimento laddove le anomalie riscontrate venissero superate.

N26 ha fatto sapere che per il momento gli utenti italiani non potranno aprire nuovi conti ma c’è una lista d’attesa online.

Non cambierà nulla, invece, per i clienti esistenti, per i quali i conti online aperti con la banca rimangono operativi e sicuri.

Per il resto N26 ha dichiarato che è necessario continuare a rafforzare il proprio sistema di controlli antiriciclaggio, affrontando in profondità tutte le aree di miglioramento delineate dalla Banca d’Italia.

In pratica è in corso l’implementazione di un piano per colmare le lacune individuate dalla Banca d’Italia in modo che l’ente di vigilanza possa al più presto revocare il provvedimento stesso.
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