Non ci sono limiti o divieti

In più, non ci sono limiti o divieti al cumulo dei redditi da lavoro autonomo con la pensione di vecchiaia, anzianità o anticipata mentre ce ne sono per le pensioni e gli assegni di invalidità entro certe fasce di reddito. Infatti, per i soggetti che percepiscono la pensione di inabilità, non è ammessa alcuna cumulabilità perché non possono prestare attività lavorativa dipendente o autonoma.

Il problema principale che si pone in capo ai pensionati che decidono di continuare a lavorare aprendo la Partita IVA con il regime ordinario sta nel fatto che la somma dei due redditi ai fini IRPEF comporta delle imposte da pagare molto elevate rispetto al reddito conseguito (e questo, ovviamente, rende lo svolgimento dell’attività autonoma da scartare).

Aderire al regime forfettario

Così, per ovviare a questo problema, il pensionato dovrebbe aderire al regime forfettario in modo che non avvenga il cumulo dei due redditi:

il lavoro autonomo sarà assoggettato ad un’imposta sostitutiva del 5 o del 15%;
la pensione continuerà ad essere assoggetta all’IRPEF.

Se infatti fino al 2018 i pensionati che aprivano la Partita IVA poteva scegliere il regime forfettario solo se il reddito della pensione fosse inferiore a 30.000 euro, con la Legge di Stabilità del 2019, è stato abolito questo limite di reddito.

I contributi INPS del pensionato

Inoltre, al pensionato che decida di aprire la Partita IVA, spettano anche i contributi INPS, seppure in misura ridotta:

per il libero professionista senza cassa sarà necessario iscriversi alla gestione separata dell’INPS versando i contributi in percentuale con un’aliquota del 24%;
per il pensionato ditta individuale sarà necessario iscriversi alla Gestione Artigiani e Commercianti dell’INPS versando i contributi fissi sul reddito minimale pari a 3.777,84 euro