Con l’insediamento del Governo capitanato da Giorgia Meloni si torna a parlare di flat tax incrementale, una delle proposte della campagna elettorale del nuovo Presidente del Consiglio. Quindi se avete intenzione di aprire una partita iva conviene aspettare che si smuova qualcosa dal punto di vista della tassazione.

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La flat tax incrementale

La flat tax incrementale si distingue dalla flat tax tradizionale: quella tradizionale, infatti, prevede una tassa con aliquota unica per tutti, a prescindere dal reddito.

Per questo è detta “piatta” e l’aliquota unica, proposta nei diversi anni, è quella del 15% (mai entrata in vigore, tranne che per coloro che possiedono la Partita IVA assoggettata al regime forfettario).

La flat tax incrementale, invece, è diversa perché prima di tutto è “incrementale”, vale a dire che l’aliquota del 15% dovrebbe applicarsi solo sull’incremento di reddito che eventualmente si verifica da un anno all’altro.

In parole povere, se nell’anno precedente si è dichiarato 2000 euro e in quello seguente 2200 euro, ad essere soggetti alla nuova aliquota sarebbero solo i 200 euro aggiuntivi.

Inoltre è “flat” perché è unica, a prescindere dalla fascia di reddito, quindi, l’aliquota sull’incremento è sempre la stessa. Per molti, la proposta del nuovo Governo è da bocciare perché avvantaggerebbe coloro che guadagnano di più.

Un esempio potrà chiarire quanto detto

Un esempio potrà chiarire quanto detto: supponiamo che un soggetto dichiari 15 mila euro nel 2022 e 17 mila euro nel 2023, in pratica con la flat tax incrementale dovrebbe essere tassato al 15% solo l’incremento, vale a dire 2000 euro.

Quindi di fatto il soggetto dovrebbe pagare 300 euro (contro i 460 euro che invece dovrebbe pagare se i 2000 euro di incremento venissero tassati al 23%, primo scaglione IRPEF).

Supponiamo di avere un altro soggetto che dichiara 57 mila euro nel 2022 e 59 mila euro nel 2023.

Tassando l’incremento di 2000 euro al 15%, dovrebbe pagare 300 euro (come il primo soggetto) , contro gli 860 euro che invece dovrebbe pagare se l’incremento fosse tassato al 43% (ultimo scaglione IRPEF).
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