Dal primo gennaio 2020 è entrata in vigore la web tax, un’imposta che riguarda i seguenti servizi digitali:

pubblicità online;
fornitura di beni e servizi venduti su piattaforme digitali;
trasmissione di dati raccolti da utenti e generati dall’utilizzo di un’interfaccia digitale.

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Non rientrano nell’ambito di applicazione della web tax, invece, questi servizi digitali:

messa a disposizione di un’interfaccia digitale che abbia scopo esclusivo o principale di fornire agli utenti dell’interfaccia contenuti digitali, servizi di comunicazione e servizi di pagamento;
fornitura di servizi finanziari regolamentati da parte di entità finanziarie regolamentate;
cessione di dati da parte dei soggetti indicati nel punto precedente.

Lo Stato italiano prevede di incassare dalla web tax circa 708 milioni di euro, già a partire dal 2020.

Conoscendo questo dato, potrebbero essere molti gli italiani a domandarsi quanto possa incidere la web tax sulle proprie tasche.

In realtà, il piccolo utente (piccolo ecommerce o piccola società) potrà dormire sogni tranquilli perché lo scopo della web tax è quello di colpire i grandi colossi della digital economy e non le piccole realtà del mondo digitale. Si tratta, quindi, di colpire i giganti della Silicon Valley (Amazon, Google, Facebook, ad esempio) e, in definitiva, le multinazionali che, spesso, evadono il Fisco italiano spostando i propri profitti verso giurisdizioni fiscali più favorevoli.

La web tax prevede un’aliquota del 3%

La web tax, infatti, prevede un’aliquota del 3% sui ricavi di quelle imprese, che forniscono servizi digitali, che realizzino un ammontare complessivo di ricavi non inferiore a 750 milioni di euro e un ammontare di ricavi derivanti dalla prestazione di servizi digitali non inferiore a 5,5 milioni di euro.

Al fine di localizzare l’operazione imponibile, si prenderà in considerazione l’indirizzo di protocollo internet (IP) del dispositivo. In questo modo, si potrà calcolare l’imponibile come prodotto della totalità dei ricavi derivanti dai servizi digitali, ovunque realizzati, per la percentuale di servizi collegata al territorio dello Stato.