Spese mediche animali, si possono detrarre?

Un animale domestico può diventare un amico fedele per un uomo: quando questo si ammala, si farebbe di tutto pur di aiutarlo e vederlo guarire.

Le spese mediche veterinarie, però, possono diventare anche piuttosto salate.

Fortunatamente, se l’importo di tali spese supera i 129,11 euro (“franchigia”) in un anno, si può richiedere la detrazione del 19% delle spese sostenute fino ad un massimo di 500 euro euro (questa è una novità introdotta nel 2020 perché in precedenza il limite era fissato a 387,34 euro).

Possono essere portate in detrazione quelle spese veterinarie sostenute per la cura di animali legalmente detenuti a scopo di compagnia o per la pratica sportiva ma non per la cura di animali destinati all’allevamento, alla riproduzione o al consumo alimentare.

Detenere legalmente un animale significa che il “padrone” potrà dimostrarlo con apposita documentazione rilasciata dall’ASL o dal medico veterinario al momento dell’iscrizione dell’animale all’apposita anagrafe, se richiesto.

Infatti, ci sono animali per cui non è obbligatoria alcuna iscrizione: per questi, si potrà dimostrare la loro detenzione legale, presentando il certificato di adozione o la fattura di acquisto dell’animale oppure una registrazione volontaria del contribuente che ne dichiari la detenzione giuridica.

Le spese veterinarie per le quali è ammessa la detrazione IRPEF del 19% sono quelle:

relative alle prestazioni professionali del medico veterinario;

per l’acquisto di medicinali prescritti dal veterinario;

relative alle analisi di laboratorio ed interventi presso cliniche veterinarie.

Non sono detraibili, invece, i mangimi speciali anche se prescritti dal medico veterinario.

Un’altra novità del 2020 è che si possono portare in detrazione solo quelle spese che siano state pagate con mezzi di pagamento tracciabili (carta di credito, bancomat, assegno, bonifico) e non in contanti.

Ai fini della detrazione, il contribuente dovrà conservare le fatture del medico veterinario e gli scontrini “parlanti” della farmacia su cui sia stato indicato che si tratta di un medicinale veterinario mentre non sarà necessario conservare la prescrizione medica.