Fra i diritti del malato, c’è quello di ricevere un risarcimento danni nei casi di malasanità, cioè in tutti quei casi in cui sia stato arrecato un danno grave e/o permanente al paziente per colpa medica. Infatti, il Codice Civile, all’art. 2043 recita “qualunque fatto doloso o colposo che cagiona ad altri un danno ingiusto obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno”.

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Ma il risarcimento danni va dichiarato?

Innanzitutto, ci sono delle tipologie di risarcimento danni per cui bisogna pagare le tasse e altre per cui non è così. Ma per rispondere a queste domande, bisogna conoscere le due tipologie di risarcimento danni:

danno patrimoniale, cioè quello utile a rimborsare le spese subite a seguito del danno (cioè il danno emergente) oppure i presunti guadagni che si sono persi a seguito del danno (lucro cessante);
danno non patrimoniale (cioè quello che interessa i malati vittime di malasanità) fa riferimento, invece, alla sofferenza fisica che è conseguenza del danno (il cosiddetto danno morale) o alle conseguenze che il danno ha sulla vita sociale del soggetto che l’ha subito (cioè il danno biologico).

Sulle somme ricevute si devono pagare le tasse?

Una volta fatta questa distinzione, la legge stabilisce che sono tassabili i proventi e le indennità ricevute come risarcimento danni consistente nella perdita di redditi (cioè solo il lucro cessante). Infatti, in questo caso, si fa riferimento ad una forma sostitutiva di reddito che si sarebbe comunque guadagnato se il danno (come ad esempio un infortunio o un sinistro) non fosse avvenuto.

Su tutte le altre forme di risarcimento danni, invece, non si devono pagare le tasse. Infine, il risarcimento danni che deve essere dichiarato nella dichiarazione dei redditi è quello che fa riferimento al danno morale, al danno emergente o al lucro cessante.