Il contribuente ha 60 giorni di tempo da quando è stata notificata la cartella per pagare il suo debito e regolarizzare la cartella in attesa che arrivi una nuova pace fiscale 2020 per sistemare le cartelle pregresse.

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In questo tempo può:

ricercare il denaro per pagare il debito;
richiedere la rateizzazione del debito (se la situazione finanziaria però peggiora improvvisamente, può richiedere la proroga della rateizzazione);
richiedere la sospensione o l’annullamento del debito (se si ritiene di non dover pagare).

Per richiedere la rateizzazione, si può fare comunicazione:

tramite raccomandata da inviare ad Agenzia delle Entrate-Riscossione;
presso uno degli sportelli di Agenzia delle Entrate-Riscossione;
online, se il debito arriva fino a 60.000 euro.

C’è un limite massimo di 72 rate da pagare e si può scegliere se l’importo debba essere costante o crescente.

Se il debito è inferiore a 60.000 euro, si può richiedere la rateizzazione senza allegare alcun documento, altrimenti sarà necessario allegare l’ISEE.

Se il debitore è nullatenente, ovvero non ha redditi o beni intestati o in comunione con altri soggetti, questi non sarà in grado di pagare i debiti derivanti dalle cartelle esattoriali.

Va precisato che in Italia, non ci sono altre conseguenze

Va precisato che in Italia, non ci sono altre conseguenze (oltre al pignoramento) qualora non ci sia il pagamento dei debiti tributari: se, però, l’evasione supera determinate soglie, può scattare un reato di tipo penale.

L’Agenzia delle Entrate Riscossione, in casi come questi, può controllare i dati del debitore e verificare che sia effettivamente nullatenente: una volta accertato questo, inserirà il debito in quelli non recuperabili che, dopo alcuni anni, vengono abbandonati.

Se, invece, il debitore è titolare di un conto corrente in rosso (privo di alcuna somma depositata) o in perdita, il pignoramento di questo non può avvenire.

Infine, se il conto corrente contiene solo redditi da lavoro dipendente o di pensione, il pignoramento è consentito ma entro certi limiti: infatti, fino a 1.344, 21 euro è vietato ogni pignoramento.