Quando si ha a che fare con un pignoramento, significa che non si è riusciti ad estinguere un debito sotto forma di pagamento, esaurendo i 2 mesi antecedenti al pignoramento senza aver effettuato azioni che ci potevano permettere di estinguere il debito. Ma che cos’è un pignoramento e quando diventa illegittimo?

Ma cosa significa quando il pignoramento diventa illegittimo? Un pignoramento può essere ritenuto illegittimo quando il diritto che ha esercitato l’azione di pignoramento è risultato, grazie a processi e sentenze legali, inesistente. In questi casi, il debitore avrà il coltello dalla parte del manico. Vediamo nello specifico cosa accade quando il pignoramento diventa, nella fattispecie, illegittimo.

Cos’è un pignoramento illegittimo

Considerando il principio emanato dalla Corte di Cassazione, viene specificato che “La domanda al
risarcimento dei danni subiti dal debitore per una procedura illegittima da parte del creditore o dell’Ente, può
essere avanzata ai sensi dell’art. 96, comma secondo, cod. proc. civ. e presuppone perciò l’istanza di parte,
nonché l’accertamento dell’inesistenza del diritto per cui è stato eseguito il provvedimento viziato e della
mancanza della normale prudenza in capo all’Agente della riscossione. Ne consegue che, però, non sono
risarcibili le insoddisfazioni costituenti conseguenze non gravi ed insuscettibili di essere monetizzate perché
bagatellari”.

Detto questo, si può ritenere un pignoramento lecito fin quando viene sorretto da un titolo
esecutivo come un contratto di mutuo o una sentenza. Quando poi il titolo viene revocato a causa di
un’opposizione, il pignoramento diventa quasi di conseguenza illegittimo e necessita d’esser revocato.

Inoltre, al debitore spetta persino un risarcimento del danno, considerando che il pignoramento ed il
processo di pignoramento sono risultati nulli. In sintesi, quando si verifica un attività ritenuta un illecito
processuale, abusando così del diritto di agire o resistere, si possono presentare pignoramenti illegittimi.