Quando si va in pensione bisogna soddisfare dei requisiti contributivi e anagrafici oltre che cessare l’attività lavorativa: questo obbligo riguarda solo i lavoratori dipendenti mentre gli autonomi e i parasubordinati non devono cessare la propria attività lavorativa per accedere alla pensione.

Divieto di lavorare dopo la pensione

Il divieto di lavorare dopo la pensione per i lavoratori dipendenti è assoluto solo nel caso di Quota 100 poiché non si può cumulare il reddito da lavoro con la pensione.

Dei limiti per chi va in pensione con il sistema contributivo sono:

chi va in pensione prima dei 63 anni perde interamente il diritto all’assegno previdenziale nel caso in cui inizi a lavorare come dipendente oppure, se inizia un’attività lavorativa da autonomo, perde il diritto al 50% della pensione che eccede la minima dell’INPS;
chi è titolare di una pensione di invalidità deve soddisfare determinati requisiti per non perdere il suo diritto: infatti, la pensione viene interamente sospesa per coloro che hanno un reddito derivante da attività lavorativa che supera di tre volte l’ammontare della pensione minima (superiore ai 1.539,03€) mentre a chi lavora ma ha un reddito come lavoratore dipendente inferiore al suddetto limite, si applica una trattenuta del 50% sulla differenza tra l’importo lordo della prestazione e la pensione minima INPS e, infine, la trattenuta si riduce al 30% per i lavoratori autonomi;
chi va in pensione e sia anche titolare di un assegno di invalidità, in caso di continuazione dell’attività lavorativa perde: il 25% della pensione se il reddito è superiore a 2.052,04€ oppure il 50% della pensione se il reddito è superiore a 2.565,05€.
chi è titolare di pensione di reversibilità e riprende l’attività lavorativa, invece, non perde il diritto alla pensione qualora nel proprio nucleo familiare ci siano figli minori o studenti o inabili mentre, in base al proprio reddito, la pensione potrebbe ridursi dal 30 al 45%.