Ogni anno in Italia vengono evasi circa 300 miliardi di euro. Questi numeri impressionanti fanno riferimento a quel fenomeno, l’evasione fiscale appunto, che si esplica in comportamenti che vengono messi in atto al fine di non pagare o di pagare meno tasse (quando non si emette lo scontrino a seguito di una vendita, quando viene presentata una dichiarazione dei redditi incompleta e molto altro).

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Le soglie dell’evasione fiscale

Se si superano certe soglie, l’evasione fiscale si configura come un reato e viene perseguita con sanzioni di tipo penale (anche il carcere).

Questo è il caso soprattutto dei grandi imprenditori e delle grandi aziende ma per i piccoli contribuenti spesso l’evasione fiscale non si configura come un reato ma scatta solo una sanzione amministrativa di tipo economico.

Nello specifico, l’evasione fiscale diventa reato solo quando comporta l’omissione del pagamento delle imposte sui redditi (Irpef, Ires e IVA).

Nel caso in cui l’evasione fiscale interessi Imu, Tasi, Tari, bollo auto e altre, oppure se ci si fa pagare da un cliente senza emettere scontrino o fattura oppure si affitta un appartamento senza dichiararlo all’Agenzia delle Entrate, l’evasore incorrerà solo in sanzioni amministrative di tipo economico.

Dunque alle tasse che non si sono pagate, viene aggiunta una maggiorazione come “punizione”.

Nel caso in cui il contribuente non paghi quanto dovuto nemmeno a seguito dell’accertamento fiscale, allora riceverà una cartella esattoriale con cui l’Agenzia delle Entrate Riscossione (oppure la società privata di riscossione nel caso delle imposte locali) gli chiede di pagare quanto dovuto (più le sanzioni e gli interessi maturati fino ad allora) entro 60 giorni.